Journal | Volume
Rivista di estetica
Il paradosso del testimone
Volume 45
Abstract
Visti come documenti o fonti su cui procedere a costruire un edificio loro non più abitabile o, per contro, sacralizzati da un ascolto religioso e impolitico che nutre una metafisica di Auschwitz, i testimoni sono diventati una figura di paradosso capace di dirci qualcosa su di noi, sulle retoriche e i cortocircuiti con cui pensiamo l’esperienza della Shoah, la sua possibilità di essere narrata e il suo farsi storia.La Shoah, scrive Georges Bensoussan citando Kafka, è «la mannaia che spezza il mare di ghiaccio che c’è dentro di noi». Tanto lo specialismo quanto la convinzione di poter pensare “oltre” eludono il mare di ghiaccio, ci proteggono dal dolore dello sguardo aperto, evitano di farci sentire parte in causa.Ma il sopravvissuto, afferma Imre Kertész, «è solo portatore delle più estreme condizioni dell’uomo dei nostri giorni». Può esserci etica, senza un rispetto di quell’estremo da cui parla la testimonianza? È possibile inquadrare storicamente la Shoah e mantenere il senso della sua assolutezza? È possibile farne un’estetica nutrita di compiacimenti filosofici e letterari, senza naufragare nell’osceno?Più che cercare statuti della testimonianza o provare a definire “chi è” il testimone, questo numero propone un rovesciamento: chi siamo noi, visti attraverso gli occhi del testimone?
Details | Table of Contents
Memoria della shoah e costruzioni identitarie
pp.45-64
https://doi.org/10.4000/estetica.1741pp.139-156
https://doi.org/10.4000/estetica.1756Il memoriale della Shoah di Berlino
pp.157-166
https://doi.org/10.4000/estetica.1758pp.197-204
Publication details
Journal: Rivista di estetica
Volume: 45
Year: 2010
Full citation:
(2010) Il paradosso del testimone. Rivista di estetica 45.